QUELLI CHE A UMAGO...

Cari giovani (chi più, chi meno), chiedo perdono per il ritardo nella pubblicazione di questo post, che oggi forse non è più attualissimo, ma da un lato prima proprio non mi era possibile scriverlo, dall'altro ci tenevo in ogni caso a buttare giù un pugno di righe per ricordare ancora di più un week-end che secondo me è riuscito particolarmente bene, anche meglio di quello dell'anno passato. Con ritardo ancor più colpevole scriverò sul post di Pino di qualche giorno fa le mie considerazioni sulla "vacanza" in terra croata, qui sotto invece cerco di sistemare le pagelline dell'evento (e chiedo venia di nuovo in caso ci sia qualche errore nei cognomi, questa volta ho studiato di più, ma no si sa mai...)

VDM1:
Caputi M. 7. Pur lontano da una forma fisica impeccabile, si distingue per regolarità e non sciupa un pallone che sia uno. Il fatto di avere rimediato qualcosa come 13 reti al passivo in 4 gare non è certamente colpa sua. Non disdegna di giocare anche per lo spettacolo. Higuita.
Zat 6,5: Mette la firma su uno dei tre gol della formazione isontina. Schierato a sorpresa anche in attacco dimostra di essere più a suo agio nella metà campo difensiva, senza però demeritare mai. Affidabile.
Collodet 6. Nessun acuto da offrire al suo coach, ma tanta tedesca solidità difensiva. Interdittore vero, gioca sempre e solo per il collettivo, da vero uomo squadra. Brehme.
Pian 6,5 L’eleganza con cui veste disinvolto la pancera è pari solamente alla solidità dell’invidiabile coppia di polpacci di cui la Rosy lo ha gentilmente fornito. Da cineteca il fallo da ultimo uomo in scivolata con gamba a 45 gradi sull’avversario lanciato in porta. Da oscar anche l’esibizione visto che non si fa buttare fuori. Mezzo voto in più per avere centrato alla nuca uno spettatore alla prima azione bianco-blu del torneo. One-man-show.
Marussig 7. Costretto fuori ruolo da una schiena malandrina, dispensa lezioni di agonismo sul rettangolo di gioco. Fondamentale nel recitare da collante e motivatore del gruppo, non lesina “carezze” poco affettuose agli avversari. Dinamo.
Plahuta 6,5. Non lesina sudore ed energie, anche se, trattandosi dello sport della pedata al pallone, non è esattamente a casa sua. E nemmeno troppo vicino a casa sua. Però pressa, corre e si butta su ogni palla (scoprendo a posteriori che gli effetti dell’erba sintetica sulla pelle non sono esattamente gli stessi dell’erba naturale). Apprezzabile il primo eurogol della carriera in scivolata e contro una delle semifinaliste del torneo. Brontobomber.
Visintin 6. Timbra il cartellino di presenza e merita la sufficienza viste le condizioni del ginocchio ballerino. Amatore.
Caputi G. 6. Fomenta lo spogliatoio cercando di animare la fronda “anti Lenhardt”, ma poi rientra nei ranghi e per l’impegno guadagna la sufficienza. Figliol prodigo.
Longo 6,5. Non cambia le sorti della squadra nel giorno più importante, ma si sciroppa comunque 250 km per esserci. Sarebbe stato utile anche il giorno precedente. Addizione.
Pisano 7. Qualche minuto di gloria sul prato di Umago, senza incantare, né demeritare. Ma sul petto gli va cucita la medaglia più importante, quella che lo accredita delle più raffinate capacità organizzative della spedizione croata targata VDM. Suoi i guizzi che portano all’organizzazione del fondamentale trittico di amichevoli di avvicinamento all’evento, l’acquisto dei palloni, la definizione delle rose e tanto altro di tutto il resto. Considerando l’eterogenità e l’ampiezza della spedizione, non si tratta di cose di poco conto, anche perché, poi, le fa sempre con qualità. Anima et core.
Turus 6,5. C’era chi diceva che gli attaccanti andavano tutelati per il gioco non sempre corretto di troppi marcatori. Lui ridisegna le regole del gioco menando come un fabbro di prima mattina contro chiunque e dovunque. Porta a casa anche una rete nella gara di chiusura della prima giornata. Condor.
Lenhardt 6,5. Gestisce con tranquillità lo spogliatoio anche di fronte alle difficoltà della prima giornata di gare. In più vince la sua personalissima scommessa di perdere sempre in terra croata. Un unico rammarico: avendolo visto in grandissima forma durante le amichevoli, con tanto di birrette sempre presenti, manuale del calcio a 5 e rutto sempre libero, forse avrebbe potuto essere più “colorato”. Ma la sufficienza è pienissima, anche perché il suo compito lo svolge con diligenza e dimostra di essere molto utile anche a bordo campo. Coach.

VDM2:
Pizzin: 7,5. Sicuro e sempre puntuale, rappresenta la prima certezza della positivissima esperienza croata dei bianco-blu. Da circoletto rosso (fuoco) anche l’abbronzatura che ostenta con orgoglio dopo la prima mattinata di gare. Portierone.
Moretti: 6,5. Meno incisivo rispetto allo scorso anno. Non trova la rete e nella metà campo difensiva fornisce il solito agonismo mescolato a tanta quantità. Non lesina mai parole non troppo affettuose a chiunque, dai compagni agli avversari fino ai direttori di gara. Oratore.
Cecconi: 7,5. Presentatosi oltre confine con tanto di malattia infettiva non opportunamente individuata alla dogana, gioca pescando energie da non si bene dove. Tanto commovente per abnegazione sul campo e al banco, quanto efficace in entrambe le situazioni. Nonostante la varicella. Guerriero.
Barducci: 6,5. Alla faccia delle pessime prestazioni in amichevole con cui si era presentato. Ci mette quella voglia e quell’impegno che non tutti si aspettavano, oltre a non sfigurare in nessuna situazione. Rimedia un infortunio muscolare nell’ultima gara che fa preoccupare anche la Portman, ma poi le cure taumaturgiche dell’Agnese rimettono tutto al posto giusto. Fortunato.
De Marco: 6,5. Suo un assist non esattamente volontario, ma ugualmente efficace per bomber Ladu nella seconda giornata. Chiamato in causa non sciupa nulla. Un quarto di voto in meno per essere riuscito a perdere la targa dell’auto aziendale il pomeriggio della partenza, ma anche un quarto di voto in più per non avere ecceduto nella generazione di rumore notturno (alla SNAI nessuno lo credeva possibile). Musicista.
Blasina: 7. Arriva al momento giusto, quando Cecconi realizza amaramente che a colpi di pinte di Karlovacko non avrebbe sconfitto il suo virus. Atletico, fisico, fresco nonostante la partenza in primissima mattinata dall’Italia. Un’addizione preziosa che diventa decisiva con il trascorrere delle partite. Sostanza.
Dalla Pietra: 8. Un infortunio al ginocchio pare averlo restituito al gruppo molto più concreto e disciplinato. Segna un gol capolavoro con uno “scavetto” che avrebbe fatto invidia al Totti (ex ) nazionale, gioca anche sul dolore, ma al contrario del 2007, si mette al servizio della squadra abbandonando frizzi e lazzi. Talento maturato (e one-man-show anche fuori dal campo).
Ladu: 8. Finalmente rompe il ghiaccio e si riscopre decisivo sotto porta anche nel calcio a 5. Mette nel sacco 6 reti, tanta roba se consideriamo che sono state fatturate nella miseria 6 gare. Voci di corridoio sussurrano abbia vinto con autorità anche la competizione alcolica dell’ultima sera, quella in cui un CDP abbattuto dall’essere circondato da troppe donne per nulla interessate alle virtù maschili esce anzitempo dalla sfida. Capocannoniere.

Le tifose: 7,5. Mezzo voto in più perché per rimanere così a lungo ad arrostirsi al sole per vedere una decina di “maschietti” nemmeno sempre troppo prestanti correre dietro ad un pallone in calzoncini corti ci voleva davvero un cuore grande così. Il resto lo fanno allestendo una coreografia che nemmeno le prime squadre della competizione potevano vantare. Vincitrici morali del torneo delle supporters. Imprescindibili.

(ste.pla)